In «Alla vita desiderata», in una sorta di percorso opposto a quello della prima camminata in cui dalla parte più naturale e selvaggia della zona est del parco Lambro siamo arrivati alla città, siamo partiti dall’Ortica, quartiere in cui il sapore della vecchia Milano e un forte senso di comunità permangono nonostante i repentini cambiamenti degli ultimi anni, capace di evocare ricordi di epoche in cui – come ha raccontato uno spettatore – l’antica trattoria il «Gatto Nero» era un crocevia di «tipi umani» che spaziavano dagli operai della Richard Ginori a Enzo Jannacci, Nanni Svampa, Renato Vallanzasca, ladri e prostitute, per arrivare a ciò che oggi sopravvive dell’antico borgo Cavriano, gli appezzamenti agricoli che circondano Cascina Sant’Ambrogio. Un tragitto che dal Santuario della Madonna delle Grazie ha portato gli spettatori sul ponte ferroviario che traccia un confine immaginario tra la via Tucidide dei loft industriali e la via Corelli del centro d’accoglienza profughi, il piccolo Stadio Scarioni, fino ai campi di via Cavriana sovrastati dallo scheletro dell’antico gasometro, per poi terminare in Cascina Sant’Ambrogio luogo in cui l’Associazione Cascinet, vivaio di progetti in continua crescita, si occupa di riqualificazione operando in costante dialogo con istituzioni quali: il Comune di Milano proprietario della cascina, la Sovraintendenza dei Beni Culturali per la cura della chiesa sussistente e degli affreschi tardo medioevali, il parco Agricolo Sud di Milano e il nascente Grande Parco Forlanini.